Yogananda
Ci sono due tipi di critica: costruttiva e distruttiva.
Se le critiche sono indirizzate a persone che si risentono per il giudizio ricevuto, allora è un caso di critica distruttiva.
La critica costruttiva consiste nel dare consigli illuminanti agli amici che vogliono il tuo aiuto e l'hanno richiesto.
La critica costruttiva è data con amore.
Non è facile criticare gli altri con esatte/za e gentilezza, se prima non sai di poter criticare te stesso alla perfezione.
Se riesci a individuare con chiarezza i difetti degli altri e a considerarli con compassione, come se fossero i tuoi, allora la tua è una critica costruttiva.
La critica silenziosa è molto più dannosa della critica espressa a parole.
È molto sciocco criticare gli altri dentro di sé, in silenzio.
Ripulisci la tua mente da tutte le critiche ostili nei confronti degli altri.
Se gli altri hanno chiesto il tuo giudizio, esprimi le tue critiche con uno sguardo benevolo o un accenno amorevole, con il minor numero di parole possibili.
Non ripetere i tuoi consigli più di due volte.
Lascia che la tua critica amorevole germogli come un seme nel terreno delle anime che la ricevono.
Se vogliono coltivare quei semi, è un loro privilegio.
Non puoi costringere gli altri a fare quello che vuoi.
Con la critica giusta al momento giusto, puoi essere di grande aiuto agli altri.
Quando i veli dell'ignoranza cadranno dagli occhi della tua anima, sarai in grado di valutare con esattezza i pregi e i difetti degli altri. Non imparerai soltanto a essere tollerante, ma anche a venerare soltanto il bene e a provare totale indifferenza per ciò che è psicologicamente malsano.
Perdoniamo noi stessi in ogni circostanza.
Perché allora non dovremmo perdonare anche gli altri in ogni circostanza?
Quando commettiamo un errore, non vogliamo mai rendere pubbliche le nostre colpe, ma quando sbagliano gli altri, ci piace sparlare subito dei loro errori.
Quando l'amore divino possiede il tuo cuore, allora diventi un giudice divino.
Un giudice divino è un guaritore che ha il coraggio di prendersi la spiacevole responsabilità di correggere i suoi stessi figli con un unico scopo in mente: migliorarli.
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