le opinioni sono ancòra più disparate.
Ma quasi come tutto ciò che allevia la nostra attuale esistenza, anche il Biliardo è venuto su da sé a poco a poco, per forza di tempo, evolvendosi e perfezionandosi a mano a mano attraverso le generazioni.
Nulla di più semplice, infatti, di concepire un corpo più o meno atto a rotolare, sferico, spinto su di una superficie più o meno piana, con l'intenzione di fargli raggiungere uno scopo qualsiasi.
Non vediamo tuttora i ragazzi, in certe vie remote, spingere le arance sul suolo per colpirne un'altra o cadere in una buca precedentemente preparata?
Non ci dà tutto questo l'idea di un Biliardo primitivo?
E se tutto ciò avviene su di un prato verde, l'idea non è ancòra più somigliante con il panno verde?
E se vogliamo un altro esempio: chi non ha osservato qualche volta nelle bettole campagnole un quadrilatero sul suolo, abbastanza spianato e liscio, cinto da assi di legno, tentando ciascun giocatore di avvicinarsi con la propria bilia ad un'altra più piccola?
Non è forse questo un Biliardo primitivo?
Difatti, eleviamo da terra questo piano, perché lo stare curvi incomoda, ricopriamolo con un tappeto verde, un panno, per renderlo più liscio e fare scorrere meglio le bilie; gli assi laterali copriamoli con qualcosa di morbido per raddolcire l'urto ed il rumore; non è questo un Biliardo?
E perché gli antichissimi nostri padri non avrebbero dovuto pensarci, perché ai monelli dell'epoca romana non doveva sorgere l'idea di fare rotolare sul prato o sul suolo piano un'arancia, un pomo, un corpo qualsiasi poco angoloso?
Pare dunque vano affannarci a ricercare il primo che ebbe tale idea; certamente dal prato, dal quadrilatero delle bettole al Biliardo quale ora è, la differenza è enorme; ma solo nei dettagli, il principio è lo stesso.
Così pure si pretende che in Inghilterra un certo William Kew nel 1550 usasse la sera, dopo gli affari, per distrarsi, spingere con la yard (asta di legno lunga uno yard, misura inglese) sull'ampio scrittoio ricoperto di stoffa verde, le tre bilie che aveva per insegna sulla sua bottega, e così dal diminutivo di William, che è Bill e da yard sarebbe derivata la parola "Bill-yard" e quindi Billiard cioè Biliardo.
Un po' astrusa, in verità!
Si vuole ancòra trovare l'origine del nome e del gioco stesso in un altro antichissimo passatempo inglese che si esercitava con sfere sui prati (ma gli inglesi in ogni epoca sono stati sempre fanatici per lo sport) e che si chiamava appunto Bayllard.
Ma tutte queste versioni si perdono sempre nella fatidica notte dei tempi.
Certo, nessuno ancòra ha mostrato il Biliardo che fu tolto a Maria Stuarda o che Carlo IX lasciò la notte di San Bartolomeo, o quello che serviva a Luigi XIV a fargli smaltire le sue scorpacciate.
Uno di questi mobili di quell'epoca sarebbe un prezioso documento storico, perché ci insegnerebbe in quale stadio fosse allora questo gioco, e come era fatto e ci permetterebbe di valutare quali progressi si siano raggiunti fino ad oggi.
Il gioco del Biliardo è uno dei nobili, piacevoli, scientifici fra i giochi, ed uomini eminenti lo tengono in grande onore, lo apprezzano e lo gustano.
Nel 1820 il tedesco Wilhelm von Abenstein si interessò alle fonti storiche del gioco del Biliardo.
Il Vignaux contribuì moltissimo alla diffusione del gioco della Carambola.
E' con vero piacere che vediamo oggi la maggioranza civile, dai nobili agli umili, dai sommi ai mediocri, tutti amare e praticare tale gioco, e molti eccellere.
Il grande scrittore americano Mark Twain (foto a sin.) fu un accanito giocatore di Biliardo e, tra i primi, si fece installare un Biliardo in casa.
Egli ci ha lasciato anche un racconto che si imperniava tutto su di una famosa sfida al Biliardo.
E siamo così arrivati anche al cinema, a films come "Lo spaccone" magistralmente interpretato da Paul Newman, "Io, Chiara e lo Scuro" e "Casablanca, Casablanca", entrambi di Francesco Nuti.
Da ricordare, molto recente,
“Il colore dei soldi”, interpretato da
Paul Newmann e Tom Cruise.
Anche tra i grandi musicisti si citano, quali appassionati giocatori di Biliardo, Mozart e Verdi. In proposito si racconta che Verdi era proprio un accanito giocatore, mentre Mozart ebbe a dire ad un amico che soltanto il Biliardo poteva “rilasciare muscoli e nervi, dopo le fatiche creative più stressanti”. |
Abraham Lincoln giudicava il gioco del biliardo " ispiratore di salute " , " scientifico" e “ ricreatore della mente affaticata”.
E, per il piacere dei “puristi della lingua” e di qualche “nostalgico”, gli aneddotisti raccontano di Mussolini che per riaffermare, con la purezza della lingua, l'italica paternità di un’invenzione contesa da francesi e inglesi ordinò: “ Si dica Bigliardo, non Biliardo! ”.
Ecco alcuni famosi dipinti di altrettanto famosi pittori:
| “La partie de Billard” 1893 di P.G. Jeanniot. |
| "La partie de Billard" 1908 di J. Béraud. |
Oggi constatiamo che questa passione si va diffondendo sempre di più, allettando gli intellettuali, affascinando il popolo.
Ed è perciò che il Biliardo, gioco eminentemente civile può dirsi un indice di progresso, della civilizzazione e della evoluzione dei popoli, perché‚ esso subentra là solo dove benessere e civiltà progrediscono.
a cura di Giuseppe di Corrado
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